sabato 16 novembre 2019

Ciò che ho imparato dai Beimo

LA TRADIZIONE DELL' EVOLUZIONE
a cura del M. Simone Pietrobono
Wong Shun Leung ha rivoluzionato il Ving Tsun tramandatogli da IP Man strutturandolo come un metodo di allenamento scientifico sperimentale.
La sua conclamata esperienza nei combattimenti (c.d. Beimo) lo ha portato ad avere una particolare attenzione all'osservazione del fenomeno e a considerare la teoria e metodologia partendo da questo.
Prima, ed ancora oggi, a realtà fenomenica del combattimento veniva vista attraverso la teorizzazione del metodo. La teoria portava a dedurre la realtà e considerarla attraverso ipotesi, nozioni o concetti.
L'esperienza conclamata nei suddetti Beimo ha dunque portato il Maestro Wong Shun Leung a plasmare il Ving Tsun partendo dalla sperimentazione reale, ribaltando lo schema classico che valutava i fenomeni reali attraverso postulati e teorizzazioni.
L'esasperazione di questo concetto ha portato e porta ad una eccessiva stallazione teorica perdendo di vista la logica concreta dei fenomeni realistici arrivando addirittura a snaturarne la ragion d'essere della disciplina: l'efficacia.
Di contro il metodo sperimentale si basa principalmente e particolarmente sull'osservazione dei fenomeni fisici, sull'utilizzo della corretta metodica in funzione della sperimentazione riproducibile e ripetibile. La teoria vie e vista in funzione della sperimentazione pratica.
Per comprendere se un esercizio od una metodologia di allenamento (vedi le forme) abbia senso bisognerebbe partire dalla osservazione della realtà e comprendere se quello che si sta facendo abbia un senso logico che spieghi e ricalchi il fenomeno.
Di seguito un articolo di Wong Shun Leung su come egli abbia modernizzato il modo di insegnare il sistema, fino al punto di convincere lo stesso Yip Man a ripensare alcuni concetti o tecniche e alla fine cambiarli o rimuoverli dalle forme e dagli esercizi.

La pratica fa la teoria non vicecersa

Di Sifu Wong Shun Leung (traduzione di Stefano Lena)

"Il tipo di combattimento a cui mi riferisco in questo articolo non è quello che si può vedere su un ring di boxe perchè quest’ultimo è stato ristretto da ogni tipo di regolamentazione, trasformandolo in un gioco o in uno sport molto lontano dalla realtà del combattimento.

Quello a cui mi riferisco qui è allo scontro reale, privo di regole e restrizioni, sia che nasca a causa di un conflitto o per mutuo accordo. Poichè il combattimento è di fatto un confronto, la struttura e la forza degli avversari potranno determinare (e di fatto determineranno) il risultato dello scontro, rendendo complesso cercare di stabilirne l’esito a priori. Il classico cinese “L’arte della Guerra” di Sun Zi riporta che “In guerra, prima di tutto fai un piano che ti assicuri la vittoria, poi conduci il tuo esercito in battaglia; se non ti affidi alla strategia ma solo alla forza, la vittoria non è per nulla assicurata”.

Entrambi questi approcci determinano una reazione in termini di causa ed effetto. Comunque, venendo all’argomento del combattimento, temo che in un articolo come questo ci sia troppo poco spazio per trattare adeguatamente tutti gli aspetti rilevanti. Parlerò quindi degli errori più comuni fatti dai praticanti di Ving Tsun, in modo che possiamo imparare ad evitarli

1 – Chi Sau
Il Chi Sau (“Mani appiccicose”) è un esercizio di allenamento dei riflessi che deve essere praticato ripetutamente affinchè si sviluppino risposte corrette e rapide per soddisfare il requisito di base, essenziale nel sistema del Ving Tsun, che è: “Intercetta ciò che arriva; segui ciò che se ne va; quando le mani sono libere da ostacoli, attacca istintivamente”. Questi sono principi di base ma profondi, che una volta capiti correttamente ed allenati con il Chi Sau, preparano il praticante di Ving Tsun sia mentalmente che fisicamente a quello che succederà quando uno ingaggia l’avversario e in questo modo si trova alla distanza di contatto già dall’inizio.
Se all’allievo non vengono date spiegazioni dettagliate, lui/lei tenderà a fare troppo affidamento nell’abilità del Chi Sau, inventandone una propria interpretazione che porterà ad una forma totalmente scorretta del Chi Sau, lontano dal percorso previsto. Per esempio, troppa enfasi nell’idea delle “mani appiccicose” porterà alla cattiva abitudine di “inseguire le mani” dell’avversario, e così facendo a contraddire totalmente uno dei più basilari princìpi del Ving Tsun.

All’inizio della “Piccola idea” (Siu Nim Tau) viene insegnato il concetto di Chu Ying, cioè di “fronteggiare” l’avversario, per facilitare un posizionamento favorevole anche prima che lo scontro inizi, in modo da poter scagliare i pugni lungo la linea più corta possibile con l’attacco più diretto verso l’avversario prima che si arrivi al contatto vero e proprio. La forma non prevede e non induce a pensare di doversi “appiccicare” alle mani dell’avversario, perchè l’ampiezza dei movimenti possibili con le mani è così grande che se uno si focalizza nell’ “inseguire le mani” il risultato sembrerà un gioco fra bambini: tu vai a sinistra perchè lui gira improvvisamente a sinistra, vai a destra quando lo fa lui, e così via. Il risultato è che consenti sempre al tuo nemico di governare le tue mosse e finisci in una posizione passiva, incapace di attaccare il bersaglio desiderato. Inseguendo le mani dell’avversario, come colui che mette il carro davanti ai buoi, finirai alla completa mercè dell’avversario.

Quindi, quando si combatte, uno dovrebbe fissare lo sguardo sul bersaglio con una sola idea in mente: quella di attaccare il nemico nel modo più semplice e diretto. E’ solo quando il tuo attacco trova un ostacolo che devi cambiare per conseguire il tuo risultato e qui è dove le “mani appiccicose” entrano in gioco come mezzo per raggiungere uno scopo che è vincere lo scontro.

2 – Dare all’avversario l’opportunità di attaccare per primo
Vincere o perdere lo scontro dipende da chi cerca l’opportunità di attaccare per primo il nemico quando entrambi stanno già combattendo. Come disse Sun Zi, “Quando una forza d’invasione attraversa un fiume nella sua avanzata, è meglio lasciare che metà dell’esercito inizi l’attraversata, e quindi lanciare il proprio attacco.”

Raggiungerai il doppio del risultato con metà dello sforzo se il tuo attacco è lanciato con questo timing favorevole, poichè l’intenzione dell’avversario, le mosse successive ed i sui movimenti possono essere facilmente determinati. Quando questa strategia viene applicata, l’avversario troverà particolarmente difficile coordinarsi, essendogli virtualmente impossibile avanzare o retrocedere ed essendo così inevitabile la sua sconfitta.

Un errore comune di molti praticanti inesperti di Ving Tsun è quello di tirare i pungi da troppo lontano, lasciando troppa distanza fra loro e l’avversario. Una mossa così goffa e avventata dà all’avversario l’opportunità di attaccare per primo. Quindi quando sei coinvolto in uno scontro con l’avversario, non essere mai impaziente. Non attaccare finchè non sei alla distanza di un passo dal tuo nemico, poi lancia un rapido attacco per cogliere il nemico del tutto impreparato. Lanciando un attacco improvviso in questo modo si guadagna il vantaggio di un passo in più verso l’avversario, rendendogli molto difficile reagire in tempo, riuscendo solamente a fare un timido tentativo di mezzo passo a destra o sinistra, oppure ad arretrare. In questo modo diventa molto semplice rimanere in contatto con il nemico, mantenendo il controllo della situazione influenzando il suo equilibrio e la sua posizione.

3 – Abbandonare ideali irreali
Avere ideali irreali circa il combattimento provoca un nervosismo eccessivo.
In teoria il Ving Tsun è perfetto, se uno riesce a metterlo in pratica completamente, ma la teoria è solo una teoria e nessuno riesce a raggiungere quello stato di perfezione: gli esseri umani sono tutti soggetti a commettere errori prima o poi. Abbiamo tutti due mani e due piedi, punti di forza e di debolezza, e così via. Siamo tutti soggetti alle stesse condizioni, così dobbiamo combattere duramente.

Il fattore più determinante è il livello di abilità che ogni combattente possiede. Se hai il 70% di possibilità di vincere, c’è ne è ancora un 30% di essere sconfitti. Guardando i campionati mondiali di boxe, anche il vincitore del match prende diversi colpi dal suo avversario prima di finalizzare la competizione. Invce  al giorno d’oggi molti istruttori di Ving Tsun propagando cose inverosimili e trasformano volontariamente cose semplici in mister e magie, imbrogliando i loro allievi e loro stessi. Fino a questo punto arriva la vergogna. Sarebbe molto meglio preparare gli allievi sia mentalmente che fisicamente allo scontro, rendendoli consapevoli della realtà del combattimento e specialmente del fatto che è normale che uno debba sopportare almeno uno o due colpi nel corso dello scontro.

In questo modo, quando lo scontro si verificasse davvero, uno non si troverebbe pieno di dubbi e senza sapere cosa fare.

4 – Evita l’esitazione a tutti i costi
Per combattere, bisogna trovarsi alla distanza da cui entrambi possono attaccarsi a vicenda. Entrambi hanno pari opportunità di attacco, non c’è tempo per pensare allo scontro in termini di pugni e calci. L’abilità e l’esperienza guadagnati con l’allenamento costante faranno adesso la differenza. Vincere o perdere è una questione pressochè aperta, che sarà determinata da ciò che ognuno si porta dentro. Non importa quello che accade, non si deve mai esitare una volta che lo scontro è iniziato. Farlo comporterà molti problemi inutili. I calci alti che si vedono spesso nei film e che vengono esibiti con apparente facilità sono, nella realtà, impraticabili. Se un calcio alto viene eseguito in un combattimento reale, è difficile se non impossibile eseguirne un secondo nel caso in cui il primo sia andato a segno. Sia che l’avversario cada o no, sarà fuori portata affinchè qualsiasi successivo calcio possa risultare efficace. Forse, se l’avversario viene colpito con un calcio laterale o arretra in linea retta potrebbe esserci l’opportunità di calciare di seguito, ma le Leggi della Fisica rendono questa situazione molto improbabile. Se il nemico ha paura dello scontro indietreggerà velocemente ed il tuo secondo calcio fallirà sicuramente poichè anche il primo avrà fallito il suo bersaglio, continuando in un ritmo sbagliato proprio come succede nel ballo e nella musica.

Solo quelli che esitano vengono colpiti. Uno deve avanzare o retrocedere in base alla situazione, altrimenti la possibilità di guadagnare il controllo scomparirà in un battito di ciglia.

I punti di cui sopra non ti insegneranno come vincere, ma ti consentiranno di ridurre per quanto possibile i tuoi errori. Nella sostanza, vincere dipenderà da quanto duro e costantemente ti sei allenato o no, dalla volontà di vincere, dalla perseveranza, da quanta forza fisica riesci a generare, dalla tua fiducia in te stesso, e così via.

Il raggiungimento dello stato supremo di “cuore calmo e respiro leggero”, cioè dell’abilità di combattere senza paura e con il totale controllo del corpo e della mente, si può ottenere solo a partire dalla base di tutte le condizioni descritte.




martedì 12 novembre 2019

Corretto Allenamento motorio per migliorare la capacità di attaccare

Il “Jeung Ma” drill o “Torchio” è un esercizio statico del Ving Tsun Kung Fu Kuen in cui da una posizione frontale si ruota sul posto. Alla rotazione possono essere abbinate varie tecniche di braccia come ulteriore stimolo coordinativo.
Insieme ad altri esercizi introduce ed allena qualità ed elementi tipici della disciplina come la Verticalità, il “Ching Ying” ( il restare con il busto frontale rispetto l'asse di combattimento), la generazione della Forza usando la parte centrale del corpo (movimenti dal bacino, anche e tronco coordinando la relativa muscolatura) e le rotazioni lungo l'asse longitudinale.
Fa parte dei moltissimi esercizi del Ving Tsun che “limitano i gradi di libertà” del movimento al fine di apprendere ed allenare specifiche caratteristiche che poi saranno usate nel loro insieme nelle azioni effettive di combattimento.
Si tratta quindi di un esercizio di apprendimento motorio, assolutamente da non confondere con “applicazioni” o altri elementi del bagaglio tecnico-tattico.
In questo esercizio la posizione è frontale con i piedi poco più larghi delle spalle (posizione soggettiva, che varia a seconda della struttura del praticante), il peso equamente distribuito tra le due gambe (50-50) e i talloni sulla stessa linea sul piano trasverso.





La posizione frontale con i talloni sulla stessa linea vuole enfatizzare la ricerca della verticalità: qualsiasi sbilanciamento in avanti o indietro è immediatamente percepibile e visibile negli effetti. Si tratta quindi di una posizione volutamente instabile sull'asse sagittale.
In questa situazione in una persona sana il peso si distribuisce sulle 3 sezioni che formano il piede in maniera prevalente sui talloni (pilastro posteriore) ed il resto sull'arco laterale e frontale.




Per mantenere una perfetta verticalità ed utilizzare il centro del corpo come “motore” la rotazione dovrà quindi avvenire ruotando sul centro dei talloni.

Errori tipici di questo esercizio sono:
·  Sbilanciarsi in avanti o indietro sull'asse sagittale: perdita di equilibrio e di efficienza del movimento. La proiezione del baricentro al suolo deve restare tra i due piedi.
·  Ruotare sulle punte: ruotare sulle punte muove il centro di massa (COM) rispetto al Centro di Pressione sul terreno (COP) e poiché “ ...nel caso della postura eretta quieta la catena multi segmentata che descrive la biomeccanica del corpo può essere paragonata, in condizioni fisiologiche, ad un pendolo inverso semplice incerniato alla caviglia, con un unico grado di libertà sul piano sagittale[nota 1] la rotazione sulle punte porterebbe il pendolo-corpo fuori verticalità e impedirebbe di generare il movimento correttamente con il centro del corpo facendo venir meno due dei principali scopi del Jeung Ma.

·  Far partire il movimento dai piedi invece che dal centro del corpo: è il centro che si muove e il resto del corpo che viene “trainato” dall'impulso, non il contrario. Occorre imparare a generare Forza dal Centro per questo il corpo deve essere “connesso” e muoversi come un unico blocco, senza rigidità ma anche senza ritardi-anticipi di gambe, anche o spalle rispetto agli altri segmenti corporei.

Il Jeung Ma è solamente un esercizio base, ad esso si affiancheranno poi tutta una serie di altri esercizi e variabili, man mano con sempre maggiore libertà d'azione, che nel loro complesso creeranno la struttura e svilupperanno la “Forza intelligente” caratteristiche del Ving Tsun Kung Fu Kuen.
Nota 1: Dott. Erika Nerozzi, “Osservazione della relazione tra disordine dell’appoggio plantare e disarmonie posturali. Rilevazioni empiriche degli effetti dell’intervento motorio mirato.”

A cura del M. Enrico Ferretti






domenica 10 novembre 2019

VING TSUN: QUESTIONE DI CHIMICA

Il pericolo di un’aggressione genera nell’essere umano una immediata alterazione dell’equilibrio chimico interno: a livello biologico, endocrino, psicologico ed organico. Quando questo accade automaticamente il corpo cercherà di ristabilizzare l’equilibrio chimico interno attraverso il c.d. stato di “stress”.
Tale stato consentirà al sangue di confluire dagli organi interni e dalla parte frontale del cranio, agli arti superiori ed inferiori (braccia e gambe). Questo è un effetto “naturale” e spontaneo. Non è controllabile.
Generalmente, la circolazione del sangue in condizioni normali è prevalentemente concentrata nelle zone craniche e negli organi principali al fine di consentire al meglio le funzioni vitali basiche, le funzioni cardiache e le funzioni cerebrali.
In caso di forte stress dunque, la natura mette in condizione l’essere umano di essere fisicamente e muscolarmente pronto ad uscire dalla situazione di pericolo attraverso 3 risposte possibili:
1.      Reazione;
2.      Fuga;
3.      Immobilizzazione.
Questo fenomeno viene anche definito F.F.F. Fight, Flight, Freeze.
Questa reazione comportamentale è stata studiata per la prima volta da Walter Bradford Cannon fisiologo statunitense. Docente di fisiologia all'università di Harvard.
I suoi studi hanno scientificamente provato che a seguito di forti stress esterni il midollo surrenale produce immediatamente una cascata ormonale che altera fortemente ed in pochi istanti l’equilibrio biochiminco del corpo.
La reazione inizia nel lobo temporale del cervello. Qui l’amigdala, deputata a gestire le emozioni come la paura, stimola il sistema nervoso centrale attraverso l’ipotalamo. Questo fa attivare l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) il quale fa immediatamente scorrere nel nostro organismo ondate di cortisolo e adrenalina. Il cortisolo e l’adrenalina fanno aumentare la pressione del sangue e  la glicemia. L’irrorazione del sangue si concentra prevalentemente sugli arti superiori ed inferiori a scapito della parte del corpo ove risiedono gli organi primari ed il cervello. Le funzioni logico-intellettivo si riducono drasticamente!
Tutto questo al fine di predisporre il corpo umano a reagire immediatamente.
In questo sconvolgimento chimico le sensazioni che mediamente si provano sono:
-          accelerazione respiratoria e cardica;
-          diminuzione funzioni visive ed auditive (visione a tunnel, udito confuso);
-          tremore;
-          pallore o rossore;
-          dilatazione delle pupille;
-          rilassamento della vescica;
-          bocca secca;
-          ridotta coordinazione motoria.
A questo punto tutta la macchina umana sarà messa in condizione di supportare tre reazioni specifiche indipendenti o interdipedenti l’una dall’altra:
1.      scappate più velocemente che potete allontandovi dal pericolo;
2.      affrontate il pericolo per eliminarlo.
3.      Vi “congelate”, non riuscendo ad avere alcuna reazione.
Quale possa essere la risposta, lo scopo dell'organismo è la sopravvivenza.
Generalmente, la fase dell’immobilizzazione o del congelamento potrebbe essere la prima reazione che accompagna l’impatto emotivo della paura mentre il corpo si prepara ad adattarsi alla situazione.
Compiuto l’adattamento biochimico, l’immediata reazione potrebbe essere di reazione mirata alla eliminazione del pericolo (es. combattimento) o dell’allontanamento dal pericolo (fuga) in relazione alla situazione e alla persona.
Quindi quando prendete in considerazione l’idea della “difesa personale”e quindi il bisogno di iscriversi ad un corso che ti possa insegnare cosa bisogna fare in situazioni di aggressioni, bisogna essere coscienti che quello sopra esposto è lo stato psico-fisico in cui ti troverai.
Oggi le arti marziali o gli sport da combattimento vengono praticati prevalentemente al fine della competizione sportiva.
Tatami, ring, gabbie, quadrati ecc.
La condizione chimica di chi affronta un combattimento sportivo è leggermente diversa da quella che si ha durante una situazione di improvviso pericolo. Qui non si sa nulla. Non si conosce il posto, non si conosce l’avversario, come e con che cosa aggredisce, non ci sono né regole né limiti e i rischi sono di ogni tipo e specie. I livelli chimici di adattamento per affrontare una situazione di pericolo improvviso sono differenti da quelli che si hanno nei combattimenti sportivi.
Chi pratica arti marziali o sport da combattimento come il pugilato è avvantaggiato. Avrà una biomeccanica prediposta e già parzialmente adattata alla situazione. Ma potrebbero trovare anche loro non poche difficoltà o imprevisti.
Immaginate chi non fa nulla. O chi fa corsi di difesa personale della durata di qualche mese o addirittura di qualche giornata.
Ci sono poi “sistemi marziali di combattimento” che non nascono come disciplina sportiva e non si sono trasformati in essa, né sono metodi di difesa personale. Il loro scopo è diverso.
Uno di questi è il Ving Tsun Kuen.  Esso è un sistema di adattamento scientifico del corpo umano al fine di predisporlo naturalmente ad avere il comportamento più efficace per terminare il combattimento o divincolarsi/fuggire nel minor tempo possibile.
Il suo scopo è proprio il Fight or Flight.
Il ving Tsun è una metodologia di allenamento (addattamento) che si focalizza totalmente su come terminare il combattimento nel più breve tempo possibile (eliminazione o allontanamento dal pericolo). Tutto il suo sistema di condizionamento è stato creato e sviluppato per trasformare il corpo  a questo scopo. Tutti i suoi principi, gli strumenti di allenamento, gli esercizi, la sua strategia. Tutto.
L’allenamento è molto intenso, esercitato sotto stress attraverso stimoli improvvisi, reattività costante ed esplosiva, tramite l’uso decontratto delle articolazioni mantenendo contrazione muscolare, l’utilizzo intelligiente della forza, l’agire senza pensare, l’utilizzo delle leve più vantaggiose del proprio corpo, il mantenimento del focus solo e costantemente il bersaglio, l’economia dei movimenti, mantenere la distanza minore per colpire senza caricare. E questo solo per citarne alcuni.
Il Ving Tsun vi abituerà a lavorare in “risparmio energetico”. Senza dispersione di forza, movimenti articolari ampi, schemi motori prestabiliti, dipersioni respiratorie, rigidità.  
Questo, richiederà una minore affluenza di sangue ed ossigeno agli arti inferiori e superiori. Una volta che il cervello attraverso il corpo individuerà il movimento più utile e meccanicamente più logico ed intelligiente per una situazione semplice lineare e precisa lo fisserà e lo riproporrà naturalmente.
Il Ving Tsun riprogramma la risposta instintuale che verrà sostituita a quella precedente che avrebbe avuto, prima di iniziare a praticarlo.
Niente schemi motori predeterminati per situazioni ipotizzate specifiche. Solo colpire da ogni direzione possibile arrivando al bersaglio il prima possibile, nel miglior modo possibile.
In questo senso non si deve partire con l’idea di apprendere la difesa personale. Essa, eventualmente, è una diretta conseguenza naturale di un altro obiettivo il cui raggiungimento è sempre presente e costante in tutto il sistema di allenamento del Ving Tsun.
Wong Shun Leung uno dei più grandi Maestri di Ving Tsun di sempre disse: “Il Kung fu stile Ving Tsun è un'arma molto sofisticata nient’altro. E’ una scienza di combattimento, la cui intenzione è la totale capacità di recar danno all’avversario. E’ letale, efficiente e mortale. Se state cercando di imparare a difendervi, non studiate Ving Tsun, sarebbe meglio per voi imparare l’arte dell’invisibilità”

a cura del M. Simone Pietrobono per maggiori info 
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lunedì 4 novembre 2019

L'arte di dare il pugno. Meglio quello verticale od orizzontale?


Estratto di uno scritto di Bruce Lee a cura di Jhon Little.
"L’arte di sferrare il diretto (pugno dato secondo una linea retta) costituisce un’abilità scientifica.
Tale arte è il risultato finale di migliaia di anni di attente analisi e meditazione.
Il diretto richiede grandissima velocità ed intelligenza.
È stato osservato che un diretto percorre, per raggiungere il suo bersaglio, una distanza inferiore di quella coperta da un pugno sferrato roteando il braccio, il che significa che esso raggiunge il bersaglio prima di altri tipi di colpi.
Inoltre il diretto dato con il pugno verticale (ch’ung chuie) è più accurato di quanto lo siano ganci e sventole, e utilizza completamente la capacità potenziale del braccio.
Invece che dalla spalla il colpo è fatto partire dal centro del corpo (con il pollice rivolto verso l’alto) e percorre un arco all’insù che raggiunge il suo picco direttamente davanti al vostro naso.
Qui il naso costituisce il prolungamento della linea centrale del tronco. Potete generare una potenza di impatto supplementare tenendo il polso leggermente girato verso il basso mentre vibrate il colpo raddrizzando quindi nel preciso momento dlel’impatto per raggiungere una torsione o un effetto a spirale all’impatto stesso.
Il colpo va indirizzato al centro del volto del vostro avversario, il pugno deve colpire con le tre nocche inferiori, ed il peso del corpo deve gravare dietro ogni colpo.
Il pugno deve poter essere sferrato con un pravviso brevissimo e a qualsiasi distanza e deve terminare con un colpo secco.
Deve partire con velocità senza energia o forza e dovete concentrare tutta la vostra potenza nel punto di impatto.
Non colpite usando soltanto la potenza del braccio ma fatelo con corretta scelta di tempo, lavoro di piedi, movimento del bacino e con una mira mentale.
Mira mentale significa mirare cinque centimetri più avanti di qualsiasi  parte del corpo si voglia colpire.
Quando avanzate per colpire evitate che il piede tocchi terra prima che il pugno raggiunga il bersaglio, cosi da poter venire dietro al colpo con tutto il corpo.
Non lasciate cadere l’altra mano quando colpite: per esempio se la mano destra colpisce alto la mano sinostra deve trovarsi sotto il gomito destro a protezione.
I vantaggi del pugno frontale:
  1. Più rapido. La distanza più breve tra due punti è una linea retta.
  2. Più accurato: “preferisce il percorso piu dritto”. Quindi minore possibilità di fallire il bersaglio e maggiore sicurezza rispetto agli altri tipi di pugno.
  3. L’equilibrio è meno ripartito: più sicuro
  4. Meno lesivo per la propria mano
  5. Maggiore frequenza di colpi: è possibile arrecare un danno maggiore.
  6. Riduce la possibilità di mancare il coplo perché l’avversartio ha meno tempo a disposizione per bloccare."




sabato 2 novembre 2019

Reinventare la ruota

A cura del M. Enrico Ferretti.
È normale vedere insegnanti o sistemi mostrare le loro tecniche e soluzioni tattiche in situazioni standard al fine di far conoscere la loro pratica.
Spesso queste dimostrazioni evidenziano come i protagonisti facciano qualcosa di tipico, unico, "diverso" da quello proposto da altri o mediante diffuso.
Il problema nasce dal fatto che le possibilità tattiche sensate e quelle motorie umane non sono infinite e che quindi in moltissimi casi la soluzione più efficace-efficiente-sensata sia la stessa per qualsiasi essere umano, indipendentemente da cosa pratica o da chi sia il suo insegnante.
Le differenze e "novità" tra approcci possono essere perciò solo di dettaglio, su aspetti marginali e in nessun modo possono stravolgere la sostanza delle cose.
Nella realtà, spesso, l'essere " più bravi" risiede nel fatto di conoscere, saper applicare, allenare, far capire meglio ciò che tutti fanno, non nel reinventare la ruota magari dicendo che cambiandone il colore funzioni meglio.
Quando vi trovate davanti a qualcosa di "diverso" o "unico" bisogna quindi valutare se sia solo un qualcosa voluto per differenziarsi sul mercato, magari per attirare nuovi clienti dando l'idea di sapere cose che altri ignorano.
Modo migliore per farlo è confrontare la soluzione in concreto con le altre possibili o già note, applicandola in contesti specifici e realistici.
" ... a bassa velocità sembrano possibili 5-6 soluzioni... aumentando un po' il ritmo ti accorgi che ne restano 3-4.
A velocità reale ti accorgi di averne magari solo un paio... e se scegli quella sbagliata te ne accorgi perché finisci culo per terra!
...Il solito fottuto principio della specificità..."

mercoledì 30 ottobre 2019

il Pugilato cinese Ving Tsun è adatto alle donne?

Il sesso femminile viene individuato da molti come il sesso debole. In realtà così non è. Tralasciando la questione dei diritti e del sistema normativo sociale, tale debolezza rispetto all'uomo viene dai più  associata al mondo femminile  unicamente sulla differente costituzione fisica, biologica e muscolare.Ovviamente questo determina un condizionamento sociale che incide non poco sulla mentalità femminile la quale, col tempo, ha finito per collocare  le discipline marziali come prevalente  terreno maschile.
Ma allora il Ving Tsun potrebbe essere un arte marziale adatta alle donne?
Assolutamente si.Ecco 6 motivi specifici per cui il Ving Tsun fa bene al  gentil sesso:
1. Consapevolezza del proprio corpo.
Prendere in mano il timone del proprio corpo e della capacità coordinativa e motoria è un' incredibile iniezione di fiducia nelle proprie capacità. Riuscire ad eseguire movimenti rapidi, precisi, efficaci e senza pensarci, radica nella mente una consapevolezza precisa: il corpo fa quello che voglio. Non sono vittima di esso.
2. Aumento del senso di sicurezza.
Il Ving Tsun, allenato come deve essere e appreso come dovrebbe, metterà in condizione di difendersi in modo efficace e rapido in caso di aggressione, aumentando in questo modo il senso di sicurezza
3. Miglioramento ormonale e riduzione dello stress.
Praticare Ving Tsun determina una produzione di endorfine e dopamina che migliorano non solo l'equilibrio ormonale ma che riducono e bilanciano, per quello che utile e necessario, il cortisolo: l'ormone dello stress.
4
. Miglioramento dell'umore.
Il ving Tsun è un sistema che da risultati. E questi risultati sono immediatamente tangibili. Questo migliora il senso di appagatezza e, dunque, l'umore. Non solo ma è anche  divertente, dinamico e richiede un costruttivo confronto con i compagni di allenamento.
5
. Miglioramento del rapporto con l'altro sesso.
Allenarsi con altri uomini, per le donne, non è semplice. Sia per la radicata credenza limitante di sentirsi inferiori fisicamente sia per motivi igienici (ad esempio il sudore).
Ma questo invece fa molto bene alla donna.
Prima di tutto confrontarsi con un uomo fa crescere esponenzialmente (ed in tempi ristretti) la propria abilità, mettendo a confronto la donna proprio con una struttura meccanica e fisica di chi potrebbe potenzialmente portare a segno una aggressione nella vita di tutti i giorni. Difatti la probabilità che la donna subisca un'aggressione da un uomo é più dell'80%.In secondo luogo, il discorso igienico o di sudore viene superato dal fatto che anche la donna suda è neanche poco, poi vengono indossati manicotti per la protezione delle braccia e spesso guantini per quella delle mani. Inoltre nel caso in cui vi siano persone poco attente all'igiene personale questi non saranno ammessi agli allenamenti.
6
. Aumento della capacita di adattamento
Il fatto di allenarsi con uomini, il fatto di sudare, sacrificare tempo e dedizione costante, mantenere allenamenti con alto grado di concentrazione migliora notevolmente la capacità di adattamento alle difficoltà nonché la capacità di ridurre la resistenza al cambiamento.
7
. Incremento della tonicità muscolare in particolar modo delle gambe e dei glutei.
L'allenamento del Ving Tsun prevede un notevole coinvolgimento della muscolatura delle gambe e dei glutei per tutta la durata dell'allenamento con concentrazione di esercizi isometrici che influiscono sulla tonicità.
A cura del M. Simone Pietrobono
per maggiori info 3315752282 
www.accademiavingtsunkuen.com


venerdì 18 ottobre 2019

Potete mettervi in forma con il Ving Tsun?


Potete mettervi in forma con il Ving Tsun?
La risposta è Assolutamente si. Ma dipende.
Dipende dal modo in cui vi allenate, con che enfasi e soprattutto con che costanza.
La forma fisica deve essere un risultato diretto o indiretto della pratica marziale.
Il Ving Tsun, fatto con tutti i suoi crismi, senza se e senza ma, è allenate. Molto allenante.
I risultati che potete avere nel tempo saranno evidenti e tangibili. Tra i tanti quelli più evidenti saranno:
1. aumento massa magra
2. agilità meccanica
3. tonicità muscolare
4. elasticità muscolare
5. flessibilità articolare
6. prontezza muscolare
7. miglioramento respiratorio e cardiocircolatorio
8. miglioramento della resistenza e del recupero muscolare
Oltre i suddetti risultati connessi all'allenamento specifico del Ving Tsun è possibile, per chi volesse, implementare ancora di più la propria forma fisica attraverso allenamenti funzionali specifici complementari che la nostra accademia ha studiato e codificato al fine di realizzare una scheda di allenamento semplice ed efficace, che potete utizzare da soli dove volete.
Per ulteriori informazioni o approfondimenti
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A cura del M. Simone Pietrobono
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lunedì 7 ottobre 2019

come scegliere un buon "uomo di legno"

Scegliere un buon uomo di legno è importantissimo. Esso sarà un utile ed instancabile compagno di allenamento. Ti darà i riferimenti necessari per imparare bene il Ving Tsun.
l'importante è che sia di qualità e che abbia delle caratteristiche ben precise.
ecco le 5 caratteristiche:
N. 1 MISURE
Le misure giuste sono indispensabili per il corretto allenamento delle tecniche acquisite durante le forme e durante gli esercizi a coppia. Misure errate (esempio: bracci di legno troppo distaccati tra loro possono far lavorare male) possono non solo inquinare la fase di apprendimento e di fissazione di quanto precedentemente fatto ma incidono in modo negativo sulla costruzione delle necessarie specifiche abilità motorie.
N. 2  ELASTICITA'
avere una buona elasticità è fondamentale per avere il feedback corretto durante l'esecuzione di tutti i movimenti della forma. Per questo fate attenzione a 3 cose: a) il tipo di legno di cui è fatto il manichino b) la lunghezza dell'asse orizzontale su cui è alloggiato il corpo centrale c) il legno utilizzato per l'asse orizzontale.
N. 3 ROBUSTEZZA
utilizzare il legno adeguato è fondamentale per avere un omino di qualità e che mantegga una adeguata robustezza nell'esecuzione di quelle tecniche necessarie per implementare la forza nei colpi. Uno dei legni da evitare assolutamente, specie per l'asse orizzontale, è l'abete o il pino. E' poco resistente e non fornisce l'adeguata elasticità.
N. 4 MONTAGGIO
il montaggio deve essere semplice e le parti che bloccano i bracci di legno non devono essere di metallo ma di legno. Lo stesso legno utilizzato per la realizzazione dell'omino.
N. 5 BRACCI
i bracci dell'uomo di legno devono essere proporzionalmente conici e, possibilmente, le due stremità devono essere allo stesso livello e non sfalsate (una più in alto ed una più in basso) questo anche per consentire l'allenamento simmetrico delle tecniche sia a destra che a sinistra.
A cura del M. Simone Pietrobono
per ulteriori informazioni https://www.accademiavingtsunkuen.com/
3325752282


martedì 6 agosto 2019

"VING TSUN: TRA MITI E REALTA' "

L'allenamento del Ving Tsun può essere del tutto inutile e non servire a nulla! 
Se c'è qualcosa che deve essere assolutamente pratico, pragmatico e logico secondo il buon senso è un' arte marziale o un sistema di combattimento in genere. Giorni fa, un ragazzo è venuto a chiedere informazioni sulla mia scuola di Ving Tsun. Aveva visto dei video e letto degli articoli e voleva saperne di più. Era arrabbiato deluso e frustrato. Erano due anni che girava per scuole con la voglia di imparare il ving Tsun. Tutti gli parlavano della Sensibilità da acquisire nelle braccia e di come questo fosse necessario al fine di prendere il contatto con l'avversario e reagire adattandosi ai suoi movimenti. Questa cosa, a livello logico, lo convinceva poco. Poi, ad alimentare i suoi dubbi ci si era messo anche il fratello minore che da qualche mese aveva iniziato ad allenarsi nel pugilato occidentale. Ogni volta che ritornava a casa si celebrava un forzoso quanto scontato banco di confronto con il fratello minore. "Guarda che mi hanno insegnato". Diretti, ganci, montanti, sequenze velocissime ripetute, taglio della strada ecc. Impossibile prendere alcun tipo di contatto. "I pugni arrivavano troppo veloci potenti e me lo trovavo sempre davanti". Mi diceva. Ovviamente il fratello lo prendeva in giro e lo scherniva ma sopratutto scherniva il ving Tsun come sistema di allenamento inutile.
Ha perfettamente ragione gli dissi. È completamente inutile. In quel modo non serve a nulla. anzi è controproducente. A quel punto meglio fare altro, gli dissi. Si risparmiano soldi, tempo e frustrazioni depotenzianti.
Abbiamo parlato un po'. Gli ho spiegato quanto fosse esattamente opposto l'allenamento del ving Tsun rispetto a quello che gli avevano detto o avesse fatto. Gli ho dimostrato materialmente quello che intendevo evidenziandogli come anche io, prima di lui, ci ero passato. Sapevo perfettamente cosa stesse vivendo. Dopo un paio di ore abbondanti, prima di andare via, ringraziando, mi ha detto: "Lo dicevo io". Purtroppo, la lontananza unitamente agli impegni famigliari ed al lavoro gli avrebbero reso difficile garantire una continuità. Così, intanto, gli consigliai apertamente di seguire il fratello ed allenarsi con lui. Meno soldi, meno frustrazioni e più divertimento

A cura del M. Simone Pietrobono


giovedì 1 agosto 2019

‼️"Non prendete mai subito per buono quello che vi dicono"‼️



L'allenamento del pugilato cinese ving Tsun deve essere semplice, logico ed univoco. I movimenti delle forme devono essere replicati fedelmente negli esercizi a coppia così come nell'allenamento del manichino. Se qualche insegnante di questa disciplina vi facesse vedere degli esercizi con dei movimenti specifici da fare e da imparare non prenderteli mai per buoni subito. Chiedetevi e chiedetegli tre cose:
1. Dove li trovo nelle forme? Se li individuate passate alla domanda numero 2. Perché faccio questo movimento, cosa condiziona nel mio comportamento e perché? Se avete una risposta logica e sensata anche a questo potrete farvi o, fare, la terza domanda: 3. A cosa mi è utile in una situazione reale?
Se avete risposte che hanno senso, che sono logiche ma soprattutto che sono semplici e utili secondo il comune buon senso allora, e solo ad allora, prenderteli in considerazione

A cura del M. Simone Pietrobono