domenica 10 novembre 2019

VING TSUN: QUESTIONE DI CHIMICA

Il pericolo di un’aggressione genera nell’essere umano una immediata alterazione dell’equilibrio chimico interno: a livello biologico, endocrino, psicologico ed organico. Quando questo accade automaticamente il corpo cercherà di ristabilizzare l’equilibrio chimico interno attraverso il c.d. stato di “stress”.
Tale stato consentirà al sangue di confluire dagli organi interni e dalla parte frontale del cranio, agli arti superiori ed inferiori (braccia e gambe). Questo è un effetto “naturale” e spontaneo. Non è controllabile.
Generalmente, la circolazione del sangue in condizioni normali è prevalentemente concentrata nelle zone craniche e negli organi principali al fine di consentire al meglio le funzioni vitali basiche, le funzioni cardiache e le funzioni cerebrali.
In caso di forte stress dunque, la natura mette in condizione l’essere umano di essere fisicamente e muscolarmente pronto ad uscire dalla situazione di pericolo attraverso 3 risposte possibili:
1.      Reazione;
2.      Fuga;
3.      Immobilizzazione.
Questo fenomeno viene anche definito F.F.F. Fight, Flight, Freeze.
Questa reazione comportamentale è stata studiata per la prima volta da Walter Bradford Cannon fisiologo statunitense. Docente di fisiologia all'università di Harvard.
I suoi studi hanno scientificamente provato che a seguito di forti stress esterni il midollo surrenale produce immediatamente una cascata ormonale che altera fortemente ed in pochi istanti l’equilibrio biochiminco del corpo.
La reazione inizia nel lobo temporale del cervello. Qui l’amigdala, deputata a gestire le emozioni come la paura, stimola il sistema nervoso centrale attraverso l’ipotalamo. Questo fa attivare l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) il quale fa immediatamente scorrere nel nostro organismo ondate di cortisolo e adrenalina. Il cortisolo e l’adrenalina fanno aumentare la pressione del sangue e  la glicemia. L’irrorazione del sangue si concentra prevalentemente sugli arti superiori ed inferiori a scapito della parte del corpo ove risiedono gli organi primari ed il cervello. Le funzioni logico-intellettivo si riducono drasticamente!
Tutto questo al fine di predisporre il corpo umano a reagire immediatamente.
In questo sconvolgimento chimico le sensazioni che mediamente si provano sono:
-          accelerazione respiratoria e cardica;
-          diminuzione funzioni visive ed auditive (visione a tunnel, udito confuso);
-          tremore;
-          pallore o rossore;
-          dilatazione delle pupille;
-          rilassamento della vescica;
-          bocca secca;
-          ridotta coordinazione motoria.
A questo punto tutta la macchina umana sarà messa in condizione di supportare tre reazioni specifiche indipendenti o interdipedenti l’una dall’altra:
1.      scappate più velocemente che potete allontandovi dal pericolo;
2.      affrontate il pericolo per eliminarlo.
3.      Vi “congelate”, non riuscendo ad avere alcuna reazione.
Quale possa essere la risposta, lo scopo dell'organismo è la sopravvivenza.
Generalmente, la fase dell’immobilizzazione o del congelamento potrebbe essere la prima reazione che accompagna l’impatto emotivo della paura mentre il corpo si prepara ad adattarsi alla situazione.
Compiuto l’adattamento biochimico, l’immediata reazione potrebbe essere di reazione mirata alla eliminazione del pericolo (es. combattimento) o dell’allontanamento dal pericolo (fuga) in relazione alla situazione e alla persona.
Quindi quando prendete in considerazione l’idea della “difesa personale”e quindi il bisogno di iscriversi ad un corso che ti possa insegnare cosa bisogna fare in situazioni di aggressioni, bisogna essere coscienti che quello sopra esposto è lo stato psico-fisico in cui ti troverai.
Oggi le arti marziali o gli sport da combattimento vengono praticati prevalentemente al fine della competizione sportiva.
Tatami, ring, gabbie, quadrati ecc.
La condizione chimica di chi affronta un combattimento sportivo è leggermente diversa da quella che si ha durante una situazione di improvviso pericolo. Qui non si sa nulla. Non si conosce il posto, non si conosce l’avversario, come e con che cosa aggredisce, non ci sono né regole né limiti e i rischi sono di ogni tipo e specie. I livelli chimici di adattamento per affrontare una situazione di pericolo improvviso sono differenti da quelli che si hanno nei combattimenti sportivi.
Chi pratica arti marziali o sport da combattimento come il pugilato è avvantaggiato. Avrà una biomeccanica prediposta e già parzialmente adattata alla situazione. Ma potrebbero trovare anche loro non poche difficoltà o imprevisti.
Immaginate chi non fa nulla. O chi fa corsi di difesa personale della durata di qualche mese o addirittura di qualche giornata.
Ci sono poi “sistemi marziali di combattimento” che non nascono come disciplina sportiva e non si sono trasformati in essa, né sono metodi di difesa personale. Il loro scopo è diverso.
Uno di questi è il Ving Tsun Kuen.  Esso è un sistema di adattamento scientifico del corpo umano al fine di predisporlo naturalmente ad avere il comportamento più efficace per terminare il combattimento o divincolarsi/fuggire nel minor tempo possibile.
Il suo scopo è proprio il Fight or Flight.
Il ving Tsun è una metodologia di allenamento (addattamento) che si focalizza totalmente su come terminare il combattimento nel più breve tempo possibile (eliminazione o allontanamento dal pericolo). Tutto il suo sistema di condizionamento è stato creato e sviluppato per trasformare il corpo  a questo scopo. Tutti i suoi principi, gli strumenti di allenamento, gli esercizi, la sua strategia. Tutto.
L’allenamento è molto intenso, esercitato sotto stress attraverso stimoli improvvisi, reattività costante ed esplosiva, tramite l’uso decontratto delle articolazioni mantenendo contrazione muscolare, l’utilizzo intelligiente della forza, l’agire senza pensare, l’utilizzo delle leve più vantaggiose del proprio corpo, il mantenimento del focus solo e costantemente il bersaglio, l’economia dei movimenti, mantenere la distanza minore per colpire senza caricare. E questo solo per citarne alcuni.
Il Ving Tsun vi abituerà a lavorare in “risparmio energetico”. Senza dispersione di forza, movimenti articolari ampi, schemi motori prestabiliti, dipersioni respiratorie, rigidità.  
Questo, richiederà una minore affluenza di sangue ed ossigeno agli arti inferiori e superiori. Una volta che il cervello attraverso il corpo individuerà il movimento più utile e meccanicamente più logico ed intelligiente per una situazione semplice lineare e precisa lo fisserà e lo riproporrà naturalmente.
Il Ving Tsun riprogramma la risposta instintuale che verrà sostituita a quella precedente che avrebbe avuto, prima di iniziare a praticarlo.
Niente schemi motori predeterminati per situazioni ipotizzate specifiche. Solo colpire da ogni direzione possibile arrivando al bersaglio il prima possibile, nel miglior modo possibile.
In questo senso non si deve partire con l’idea di apprendere la difesa personale. Essa, eventualmente, è una diretta conseguenza naturale di un altro obiettivo il cui raggiungimento è sempre presente e costante in tutto il sistema di allenamento del Ving Tsun.
Wong Shun Leung uno dei più grandi Maestri di Ving Tsun di sempre disse: “Il Kung fu stile Ving Tsun è un'arma molto sofisticata nient’altro. E’ una scienza di combattimento, la cui intenzione è la totale capacità di recar danno all’avversario. E’ letale, efficiente e mortale. Se state cercando di imparare a difendervi, non studiate Ving Tsun, sarebbe meglio per voi imparare l’arte dell’invisibilità”

a cura del M. Simone Pietrobono per maggiori info 
3315752282
www.accademiavingtsunkuen.com



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