di Sifu Wong Shun Leung
Questo
articolo è un resoconto personale di ciò che il maestro di Ving Tsun,
Sifu Wong Shun Leung, pensa siano gli insegnamenti principali che ha
imparato sul combattimento attraverso le sue esperienze nel "Beimo" o
confronti di abilità, un modo piuttosto signorile di definire i molti
scontri a pieno contatto che egli ha avuto con praticanti di
letteralmente dozzine di sistemi di combattimenti cinesi e non, durante i
suoi più di quarant'anni di devozione al Ving Tsun.
Il Beimo è
una tradizione consolidata da lungo tempo nelle arti marziali cinesi e
nella Hong Kong degli anni '50 e '60 un nome su tutti primeggiava quando
il beimo era l'argomento della discussione.
Quel nome era Wong
Shun Leung, studente del patriarca del Ving Tsun Yip Man, compagno di
allenamenti e istruttore di Bruce Lee, e colui che divenne noto nei
circoli di arti marziali come "Gong Sau Wong", il "Re del discutere con
le mani".
In questi noti confronti, che avvenivano nei sottotetti,
nei vicoli nascosti, dietro porte chiuse, nei campi o dovunque fosse
ritenuto sicuro, si dice che sifu Wong non abbia mai perso uno scontro e
molti testimoni riportano che nella maggior parte dei casi non gli
siano servite più di tre tecniche per procurarsi la vittoria.
Un
piccolo numero di questi confronti veniva organizzato da un giornalista
che si appassionava a condurre questi "test di abilità", anche per
ottenere articoli esclusivi per il suo giornale, "The Star".
Diversamente
dai confronti di oggi, quelli erano scontri veri dove regole e
protezioni erano sconosciute, e danni seri si potevano verificare, e si
verificavano, e dove non c'era alcuno spazio per "magie marziali". Il
Beimo distingueva gli artisti marziali dagli artisti delle stronzate.
Da
queste esperienze e da lunghe discussioni con il suo insegnante, il
Gran Maestro Yip Man, sifu Wong sviluppò le sue abilità fino ad un
livello che può solo essere definito "incredibile", e così facendo portò
il Ving Tsun all'attenzione della comunità delle arti marziali di Hong
Kong.
Gli viene anche riconosciuto di aver modernizzato il modo di
insegnare il sistema, fino al punto di convincere lo stesso Yip Man a
ripensare alcuni concetti o tecniche e alla fine cambiarli o rimuoverli
dalle forme e dagli esercizi. Per farla breve, Wong Shun Leung aiutò a
rivoluzionare quello che era già un sistema di combattimento altamente
efficace e a portarlo ad un livello ancora più levato di efficenza. Egli
ha influenzato molte persone negli anni, Bruce Lee ne è un esempio
lampante (il suo Jeet Kune utilizza molti dei concetti che Wong
affrontava quando si allenavano insieme e di cui in seguito scriveva per
corrispondenza) e continua a "diffondere il verbo" del suo modo
estremamente pratico di sviluppare l'efficienza nel combattimento.
Inizio dell'articolo:
Il
tipo di combattimento a cui mi riferisco in questo articolo non è
quello che si può vedere su un ring di box perchè quest'ultimo è stato
ristretto da ogni tipo di regolamentazione, trasformandolo in un gioco o
in uno sport molto lontano dalla realtà del combattimento.
Quello
a cui mi riferisco qui è allo scontro reale, privo di regole e
restrizioni, sia che nasca a causa di un conflitto o per mutuo accordo.
Poichè il combattimento è di fatto un confronto, la struttura e la forza
degli avversari potranno determinare (e di fatto determineranno) il
risultato dello scontro, rendendo complesso cercare di stabilirne
l'esito a priori. Il classico cinese "L'arte della Guerra" di Sun Zi
riporta che "In guerra, prima di tutto fai un piano che ti assicuri la
vittoria, poi conduci il tuo esercito in battaglia; se non ti affidi
alla strategia ma solo alla forza, la vittoria non è per nulla
assicurata".
Entrambi questi approcci determinano una reazione in
termini di causa ed effetto. Comunque, venendo all'argomento del
combattimento, temo che in un articolo come questo ci sia troppo poco
spazio per trattare adeguatamente tutti gli aspetti rilevanti. Parlerò
quindi degli errori più comuni fatti dai praticanti di Ving Tsun, in
modo che possiamo imparare ad evitarli
1 - Chi Sau
Il
Chi Sau ("Mani appiccicose") è un esercizio di allenamento dei riflessi
che deve essere praticato ripetutamente affinchè si sviluppino risposte
corrette e rapide per soddisfare il requisito di base, essenziale nel
sistema del Ving Tsun, che è: "Intercetta ciò che arriva; segui ciò che
se ne va; quando le mani sono libere da ostacoli, attacca
istintivamente". Questi sono principi di base ma profondi, che una volta
capiti correttamente ed allenati con il Chi Sau, preparano il
praticante di Ving Tsun sia mentalmente che fisicamente a quello che
succederà quando uno ingaggia l'avversario e in questo modo si trova
alla distanza di contatto già dall'inizio.
Se all'allievo non
vengono date spiegazioni dettagliate, lui/lei tenderà a fare troppo
affidamento nell'abilità del Chi Sau, inventandone una propria
interpretazione che porterà ad una forma totalmente scorretta del Chi
Sau, lontano dal percorso previsto. Per esempio, troppa enfasi nell'idea
delle "mani appiccicose" porterà alla cattiva abitudine di "inseguire
le mani" dell'avversario, e così facendo a contraddire totalmente uno
dei più basilari princìpi del Ving Tsun.
All'inizio della "Piccola
idea" (Siu Nim Tau) viene insegnato il concetto di Chu Ying, cioè di
"fronteggiare" l'avversario, per facilitare un posizionamento favorevole
anche prima che lo scontro inizi, in modo da poter scagliare i pugni
lungo la linea più corta possibile con l'attacco più diretto verso
l'avversario prima che si arrivi al contatto vero e proprio. La forma
non prevede e non induce a pensare di doversi "appiccicare" alle mani
dell'avversario, perchè l'ampiezza dei movimenti possibili con le mani è
così grande che se uno si focalizza nell' "inseguire le mani" il
risultato sembrerà un gioco fra bambini: tu vai a sinistra perchè lui
gira improvvisamente a sinistra, vai a destra quando lo fa lui, e così
via. Il risultato è che consenti sempre al tuo nemico di governare le
tue mosse e finisci in una posizione passiva, incapace di attaccare il
bersaglio desiderato. Inseguendo le mani dell'avversario, come colui che
mette il carro davanti ai buoi, finirai alla completa mercè
dell'avversario.
Quindi, quando si combatte, uno dovrebbe fissare
lo sguardo sul bersaglio con una sola idea in mente: quella di attaccare
il nemico nel modo più semplice e diretto. E' solo quando il tuo
attacco trova un ostacolo che devi cambiare per conseguire il tuo
risultato e qui è dove le "mani appiccicose" entrano in gioco come mezzo
per raggiungere uno scopo che è vincere lo scontro.
2 - Dare all'avversario l'opportunità di attaccare per primo
Vincere
o perdere lo scontro dipende da chi cerca l'opportunità di attaccare
per primo il nemico quando entrambi stanno già combattendo. Come disse
Sun Zi, "Quando una forza d'invasione attraversa un fiume nella sua
avanzata, è meglio lasciare che metà dell'esercito inizi l'attraversata,
e quindi lanciare il proprio attacco."
Raggiungerai il doppio del
risultato con metà dello sforzo se il tuo attacco è lanciato con questo
timing favorevole, poichè l'intenzione dell'avversario, le mosse
successive ed i sui movimenti possono essere facilmente determinati.
Quando questa strategia viene applicata, l'avversario troverà
particolarmente difficile coordinarsi, essendogli virtualmente
impossibile avanzare o retrocedere ed essendo così inevitabile la sua
sconfitta.
Un errore comune di molti praticanti inesperti di Ving
Tsun è quello di tirare i pungi da troppo lontano, lasciando troppa
distanza fra loro e l'avversario. Una mossa così goffa e avventata dà
all'avversario l'opportunità di attaccare per primo. Quindi quando sei
coinvolto in uno scontro con l'avversario, non essere mai impaziente.
Non attaccare finchè non sei alla distanza di un passo dal tuo nemico,
poi lancia un rapido attacco per cogliere il nemico del tutto
impreparato. Lanciando un attacco improvviso in questo modo si guadagna
il vantaggio di un passo in più verso l'avversario, rendendogli molto
difficile reagire in tempo, riuscendo solamente a fare un timido
tentativo di mezzo passo a destra o sinistra, oppure ad arretrare. In
questo modo diventa molto semplice rimanere in contatto con il nemico,
mantenendo il controllo della situazione influenzando il suo equilibrio e
la sua posizione.
3 - Abbandonare ideali irreali
Avere ideali irreali circa il combattimento provoca un nervosismo eccessivo.
In
teoria il Ving Tsun è perfetto, se uno riesce a metterlo in pratica
completamente, ma la teoria è solo una teoria e nessuno riesce a
raggiungere quello stato di perfezione: gli esseri umani sono tutti
soggetti a commettere errori prima o poi. Abbiamo tutti due mani e due
piedi, punti di forza e di debolezza, e così via. Siamo tutti soggetti
alle stesse condizioni, così dobbiamo combattere duramente.
IL
fattore più determinante è il livello di abilità che ogni combattente
possiede. Se hai il 70% di possibilità di vincere, c'è ne è ancora un
30% di essere sconfitti. Guardando i campionati mondiali di boxe, anche
il vincitore del match prende diversi colpi dal suo avversario prima di
finalizzare la competizione. Invce al giorno d'oggi molti istruttori di
Ving Tsun propagando cose inverosimili e trasformano volontariamente
cose semplici in mister e magie, imbrogliando i loro allievi e loro
stessi. Fino a questo punto arriva la vergogna. Sarebbe molto meglio
preparare gli allievi sia mentalmente che fisicamente allo scontro,
rendendoli consapevoli della realtà del combattimento e specialmente del
fatto che è normale che uno debba sopportare almeno uno o due colpi nel
corso dello scontro.
In questo modo, quando lo scontro si verificasse davvero, uno non si troverebbe pieno di dubbi e senza sapere cosa fare.
4 - Evita l'esitazione a tutti i costi
Per
combattere, bisogna trovarsi alla distanza da cui entrambi possono
attaccarsi a vicenda. Entrambi hanno pari opportunità di attacco, non
c'è tempo per pensare allo scontro in termini di pugni e calci.
L'abilità e l'esperienza guadagnati con l'allenamento costante faranno
adesso la differenza. Vincere o perdere è una questione pressochè
aperta, che sarà determinata da ciò che ognuno si porta dentro. Non
importa quello che accade, non si deve mai esitare una volta che lo
scontro è iniziato. Farlo comporterà molti problemi inutili. I calci
alti che si vedono spesso nei film e che vengono esibiti con apparente
facilità sono, nella realtà, impraticabili. Se un calcio alto viene
eseguito in un combattimento reale, è difficile se non impossibile
eseguirne un secondo nel caso in cui il primo sia andato a segno. Sia
che l'avversario cada o no, sarà fuori portata affinchè qualsiasi
successivo calcio possa risultare efficace. Forse, se l'avversario viene
colpito con un calcio laterale o arretra in linea retta potrebbe
esserci l'opportunità di calciare di seguito, ma le Leggi della Fisica
rendono questa situazione molto improbabile. Se il nemico ha paura dello
scontro indietreggerà velocemente ed il tuo secondo calcio fallirà
sicuramente poichè anche il primo avrà fallito il suo bersaglio,
continuando in un ritmo sbagliato proprio come succede nel ballo e nella
musica.
Solo quelli che esitano vengono colpiti. Uno deve
avanzare o retrocedere in base alla situazione, altrimenti la
possibilità di guadagnare il controllo scomparirà in un battito di
ciglia.
I punti di cui sopra non ti insegneranno come
vincere, ma ti consentiranno di ridurre per quanto possibile i tuoi
errori. Nella sostanza, vincere dipenderà da quanto duro e costantemente
ti sei allenato o no, dalla volontà di vincere, dalla perseveranza, da
quanta forza fisica riesci a generare, dalla tua fiducia in te stesso, e
così via.
Il raggiungimento dello stato supremo di "cuore calmo e
respiro leggero", cioè dell'abilità di combattere senza paura e con il
totale controllo del corpo e della mente, si può ottenere solo a partire
dalla base di tutte le condizioni descritte.
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